Nel dinamico mercato immobiliare restare al passo con le normative, le tecnologie emergenti e le pratiche di settore è tanto necessario quanto strategico per riuscire a differenziarsi. Non è più sufficiente adattarsi alle evoluzioni, occorre prepararsi per cavalcarle e magari anticiparle.
Mauro solleva un argomento che è in realtà uno dei temi più dibattuti in ambito formazione.
Il settore immobiliare è in costante evoluzione e coloro che desiderano avere successo in un contesto così competitivo devono essere preparati su vari fronti, dalla normativa alle tecnologie (l’avvento dell’intelligenza generativa sarà un argomento dirimente) fino alle best practice, sempre più di influenza internazionale. L’obiettivo è differenziarsi per competenze e conquistare il riconoscimento di guida da parte dei propri clienti.
Da qui la formazione non più come opportunità ma come necessità.
Nei fatti, l’esigenza di tenersi aggiornati ha generato un importante business dove formatori indipendenti e società di consulenza organizzate hanno colto per tempo questo bisogno latente, e spesso negato, di chi opera nell’ambito della mediazione immobiliare, proponendo corsi di acquisizione e vendita, seminari di marketing, giornate motivazionali e di coaching. Tanti gli autori di libri e manuali che intercettano la necessità di molti di voler entrare velocemente nel settore immobiliare, o di chi prova a dare nuova spinta alla propria attività, per farne un’opportunità personale.
Il successo rimane l’aspettativa dominante, per tutti.
D’altro canto, molti agenti immobiliari resistenti al cambiamento si difendono con l’arma dell’esperienza e disdegnano nuovi paradigmi. Altri, per contro, negano il passato e confidano in sistemi all’apparenza più evoluti. In media stat virtus e l’equilibrio tra le due è la posizione vincente.
Formazione che estende i propri ambiti sino ai temi delle innovazioni e dell’arte della comunicazione e delle relazioni. Lo sviluppo tecnologico al quale siamo soggetti richiede maggiori competenze riguardanti le innovazioni digitali, il data-management e le nuove tecnologie a sostegno dei processi commerciali. Abilità comunicative e di relantionship sono alla base del successo di un agente immobiliare che attinge ad esse nella gestione delle negoziazioni e di relazioni fidelizzate e quindi durature nel tempo.
Fin qui l’articolo di cui nessuno sentiva il bisogno e che avrebbe potuto scrivere un I.A. invece che un A.I., inteso come Agente Immobiliare.
La verità è che per essere agenti immobiliari di valore si può scegliere se sgomitare nel mare magnum dell’approssimazione dei molti o differenziarsi ed emergere tra quei pochi professionisti che vengono davvero riconosciuti come tali nel proprio mercato di riferimento.
La vera formazione, quella che fa la differenza, si ottiene osservando quelli migliori di noi, studiando le loro tecniche, leggendo libri che siano, anche distanti dalla nostra attività, in grado di arricchirci, con l’umiltà di chiedere e di imparare sempre, in special modo le cose che non ci piace fare.
Disconoscere leggi e normative è tanto grave quanto non riuscire ad esporle ai propri clienti, che dal canto loro cercano proprio quel livello di consulenza, attesa dai veri professionisti, che non siano solo abili venditori ma anche autorevoli attori del proprio business.
Per distinguersi occorre brillare, non già in maniera autoreferenziale e tronfia, ma con la competenza di chi sa davvero di cosa parla, conosce come e perché si fanno certe cose e trasmette alla propria clientela quell’aria di consapevole capacità professionale.
Conosco moltissimi agenti immobiliari, e affini, pronti ad affollare aule o lesti ad acquistare corsi e video corsi che poi nei fatti non ottengono risultati semplicemente perché vivono la sindrome di chi vuole apparire formato più che esserlo davvero.
Formarsi non è un esercizio d’immagine fine allo sfoggio di competenze, prepararsi è un dovere verso sé stessi per offrire ai clienti quell’esperienza di consulenza che giustifica l’essersi avvalsi di un professionista e averne pagato i servizi.
Forse, allora, non è importante la formazione ma la preparazione.